Storia di Ásta

Since the beginning of this blog, I have written in English, with just a few excursions to Spanish, the language I speak every day. Until recently I did not feel the need of using my native Italia, until now.

I like to annotate books (novels, essays, etc.), both paper and e-books. So I asked myself about a way to record such annotations and extend them to a second life, to make them more avalable (to me, mainly). I think the straight answer is just to write them down, on the blog. Thus, I have my first annotated reading of one book, which I loved. The book is a translation into Italian. I want to quote such annotations and write about them and the book. Ergo, this post is in Italian. And perhaps a few more. It took me a few years to get here, and yes, I am a little slow.

So this post is about a novel from Iceland titled Story of Ásta, by Jón Kalman Stefánsson. And by all means feel free to Google Translate this post. [No translation yet into English, but there’s a little extract of the novel here].


Che bella che è la lingua islandese, al meno per come è scritta.

Con tanti accenti e nomi incomprensibili per noi. Interessante e anche molto bello che ci siano traduttori da una lingua X a una lingua Y che amino entrambe le lingue e che producano opere come la Storia di Ásta. E poi l’islandese ci ha dato la parola saga, che meraviglia: e questa è un po’ una saga familiare, di un paese, di una tribù.

Ásta è un nome che significa amore dalla radice Ast ed è la storia della protagonista di questo bellissimo romanzo. Certo il protagonista non tanto secondario del romanzo è la propria Islanda con la sua geografia e soprattutto clima, colori e il freddo vento, i fiordi, la neve e il freddo di nuovo e comunque sempre. E i protagonisti cercano di fuggirne, alcuni almeno. La stessa Ásta si ritrova a Vienna e a Praga a studiare e in realtà scappare dalla realtà islandese, dalla figlia e dai genitori.

È un romanzo lirico, questo, scritto con una lingua meravigliosa e quindi tradotto anche molto molto bene da Silvia Cosimini. Un romanzo pubblicato in una veste editoriale curatissima, quella di Iperborea, con il formato ormai classico più alto e meno largo. Perfino la copertina è molto bella, e gli architetti-designer di queste edizioni devono aver pensato anche al suono suadente e accogliente che emana questo tipo di copertina quando la si sfoglia.

È la storia di Ásta e la storia della sua vita e dei genitori perché secondo l’autore non si può parlare di una storia senza poi parlare di tutto ciò che ne è il contorno, e quindi la storia della storia. I genitori, la madre con la sua follia di donna libera e fuori dal mondo; il padre, il tale simpatico Sigvaldi con questo nome straordinario; la figlia e altri personaggi che lei incontrerà nel romanzo. Soprattutto quello della vecchia Kristin, la quale “al mattino  si sveglia in un’altra epoca del suo passato e può così rimediare ai rimpianti che le ha lasciato la vita“.

Il suo rapporto da giovanetta con Joseph che la lascerà segnata per tutta la vita, un amore impossibile tra un andare e tornare, un amore che si scioglie solo alla fine e in maniera melodrammatica, tragica.

Pagina 472 della versione italiana:

Ci sono poche cose giuste in questo mondo. Anzi, le verità del cuore non sempre si accordano a quelle del mondo. Per questo la vita è incomprensibile. E dolore. E tragedia. E la forza che ci fa risplendere.

Con queste parole finisce praticamente il romanzo e dopo di queste parole c’è solamente un capitoletto finale, ma questa è la vera conclusione del romanzo. Ma a pagina 447 c’è un anticipo:

Non avrei mai potuto immaginare che fosse possibile sprofondare così a lungo, e così tanto.

Perché chi profonda, sprofonda, e viene ricompensato con il silenzio totale e l’oblio.

Straordinaria la presenza di queste citazioni filosofiche di cui è ricchissimo questo romanzo, caldo e con molta passione e con vocabolario pieno e poetico. A pagina 388 Joseph parla di Ásta e del loro rapporto:

Abbiamo semplicemente smesso di parlare, siamo spariti l’uno per l’altra. Ma prima mi avevi detto: hai dentro un tale fervore che ho paura. E talmente violento che ho paura di amarti. Ho paura di perdere il controllo della mia vita. Il nostro amore mi terrorizza. E poi te ne sei andata.

Ecco riassunta in pochissime parole la storia tra Ásta e Joseph, o meglio la paura che impedisce a questa storia (e a lei) di crescere.

Ci sono poi le sfumature letterarie con citazioni della grande letteratura nordica e islandese e anche di una piccola poesia di Costantino Kavafis:

“e se non posso dire del mio amore linea se non parlo dei tuoi capelli, delle labbra, degli occhi“

Il dicembre del 1903. Da “Poesie erotiche”, Crocetti Editore, 1983

La poesia si intitola Il dicembre del 1903 quindi dice l’autore, una mestizia di più di cent’anni. E poi ci sono altre citazioni poetiche, per cui si scopre il Canto del cigno sulla brughiera e poi alcuni versi della canzone Ninnananna islandese all’arpa (da una poesia di H. Laxness, premio Nobel, vedi video qui sotto). Tutte opere che ovviamente sono andato a consultare immediatamente (e il web è un eccellente strumento per questo).

C’è anche una bellissima frase all’inizio del libro che quasi riassume molto il senso del romanzo e della vita e dice “però, quanto ci si mette a capire i concetti più semplici!“ Mi ha fatto ripensare al Montalbano di Camilleri, il quale, “quando voleva capire qualcosa, la capiva“. E poi un titoletto che recita:

Non morire  subito. Forse domani ma non adesso, non oggi.

E questo è uno degli stili che usa l’autore di questo libro (e poi questo Stefánsson era un poeta, prima di scrivere romanzi): mettere titoli curiosi ai capitoli del suo libro; titoli poi con i quali incomincia spesso lo stesso capitolo (come fosse l’incipit di una poesia), senza discontinuità. Quindi Storia di Ásta è un libro veramente molto bello e mi ha aperto una finestra a tutta una letteratura nordica che non conoscevo; e anche se da sempre sono un ammiratore dei paesaggi e delle atmosfere nordiche devo dire che ne avevo letto solo la letteratura noir finora, senza accedere a libri belli e straordinari come questo.

La storia di Sigvaldi poi, di questo di questo omone grosso alto che casca da una scala e muore e prima di morire rivede un po’ la sua vita al rallentatore. Lui è il padre di Ásta ed è sposato con una certa Helga, una donna certamente molto libera, e terribile, molto aperta, e che non riesce a star chiusa in nessuna circostanza e che quindi poi fuggirà. Tra tutti e due lasciano Ásta in uno stato decisamente confusionale, in una vita che trascorrerà in luoghi diversi, tra cui la campagna dei Fiordi Occidentali, dovre vivrà con la vecchia Kristin e suo figlio Joseph, un contadino con cui avrà poi un rapporto molto bello–ma da cui fuggirà.

È molto molto interessante anche la relazione che si instaura tra Ásta e il suo professore a Praga, un appassionato studioso e cultore di Bertolt Brecht e dalla cui presenza di cultura Ásta viene in qualche modo soggiogata. Ma questa grande cultura europea poi finisce nel nulla quando Ásta gli offre i suoi favori sessuali. Donna libera anche lei, paga col prezzo della propria libertà e della propria sanità mentale la voglia di oltrepassare i propri confini e quelli della sua cultura.

Mi è piaciuto moltissimo in questo libro anche il sapore dell’Islanda: la pioggia battente e la neve, il freddo e di nuovo il vento. C’è una descrizione molto bella di Sigvaldi che aspetta l’autobus dove dovrebbe arrivare la figlia dalla campagna in cui è stata per un bel po’ di tempo. E sotto la pioggia battente Sigvaldi l’aspetta. E il mare ovviamente è un altro grande personaggio del libro, il mare che batte sui fiordi, sugli scogli, sulle spiagge senza tregua e che è onnipresente nella vita di tutti gli islandesi. E infine la neve, quelle lacrime degli angeli che cadono dal cielo d’Islanda e nascono dalla loro tristezza.

Bellissimo libro! Ed ecco la recensione di CriticaLetteraria: https://www.criticaletteraria.org/2019/01/storia-di-asta-stefansson-iperborea.html.

About Antonio Vantaggiato

Professor, web2.0 enthusiast, and didactic chef.
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